Indice
:: Presentazione
:: Premessa
Parte prima
:: Il ministero della Liturgia
:: Eucaristia, centro della cita della Chiesa e della sua missione
:: La Domenica e l'anno liturgico
:: I Sacramenti nel cammino di fede del cristiano

Parte seconda
:: Il ministero della Parola
:: La Bibbia nella vita del cristiano
:: L'annuncio missionario
Parte terza
:: Il ministero della Carità
:: Testimonianze di carità operosa in Parrocchia
Appendice
:: Il progetto educativo dell'oratorio
:: La strada percorsa
:: Una vita che si sviluppa

 

Parte terza

Il ministero della Carità

"La Chiesa consapevole che la Carità è dono di Dio in Cristo, annuncia il Vangelo non solo con la Parola della predicazione, ma anche con la Comunione fraterna e con le opere di tutti i suoi membri: considerando le opere buone dei discepoli, tutti gli uomini troveranno motivo per rendere gloria al Padre” (Sinodo 47° cost.1 13; cf. Mt. 5,16)

Consideriamo dunque il Ministero della Carità sotto due punti di vista:
- quello della comunione fraterna;
- quello delle opere della carità, con attenzione particolare alla cura del povero e del bisognoso.
Dopo aver analizzato la situazione della Parrocchia sotto questo duplice profilo, vogliamo individuare nuovi passi da compiere al fine di vivere la carità in modo più ricco e pieno.

LA COMUNIONE FRATERNA

«Se la Parrocchia è la Chiesa posta in mezzo alle case degli uomini, essa vive e opera profondamente inserita nella società umana e intimamente solidale con le sue aspirazioni e i suoi drammi.
Spesso il contesto sociale, soprattutto in certi paesi ed ambienti, è violentemente scosso da forze di disgregazione e di disumanizzazione. [uomo è smarrito e disorientato, ma nel cuore gli rimane sempre più il desiderio di poter sperimentare e coltivare rapporti più fraterni e più umani.
La risposta a tale desiderio può venire dalla Parrocchia quando questa, con la viva partecipazione dei fedeli laici, rimane coerente alla sua originaria vocazione e missione: essere nel mondo "luogo"della comunione dei credenti ed insieme "segno"e “strumento” della vocazione di tutti alla comunione; in una parola, essere la casa aperta a tutti e al servizio di tutti o, come amava dire Papa Giovanni XXIII, la fontana del villaggio alla quale tutti ricorrono per la loro sete». (Christifideles laici, 27).
Uno degli effetti più evidenti di una Carità parrocchiale viva dovrebbe essere quello di far sì che ogni parrocchiano (residente o di “elezione”) sia in grado di percepire anche sensibilmente la possibilità di essere accolto dalla e nella comunità senza pregiudizi sulla sua persona.
È augurabile che dalla Parrocchia continui a promanare, per mezzo di segni opportuni (non solo liturgici), un clima di schietta tensione verso l’amicizia e, ancor più, verso rapporti interpersonali come avviene in una famiglia unita, capace di superare anche gli umanissimi momenti di stanchezza, logoramento, difficoltà.

Accoglienza in Chiesa
Tra i segni esteriori della Carità parrocchiale, il più immediato potrebbe essere l’istituzione di un’accoglienza in chiesa che, ricorrendo proprio a segni concreti (come ad esempio un punto per informazioni sulla vita della Parrocchia, gli orari delle celebrazioni, la disponibilità di testi di catechesi e di sussidi storico-artistico-liturgici relativi al passato e al presente della Basilica), presenterebbe anche al passante più frettoloso un volto sorridente della nostra Parrocchia.

Stile di fraternità
Ma è evidente che lo spirito di accoglienza deve riguardare soprattutto la qualità dei rapporti tra noi, sia come singoli, sia come gruppi e realtà ecclesiali.
La Chiesa degli Apostoli che abbiamo scelto quale icona della nostra comunità parrocchiale era una comunità di veri fratelli, uniti in comunione reciproca attorno a Pietro, agli Apostoli e ai loro collaboratori.
Dobbiamo dunque coltivare quello stile di fraternità che mette ciascuno a proprio agio, ne valorizza i carismi e gli consente di recare il proprio contributo alla comunità.

Consiglio Pastorale Parrocchiale
A questo proposito vogliamo riaffermare la nostra fiducia nell’istituto del Consiglio Pastorale.
Esso da una parte rappresenta l’immagine della fraternità e della comunione dell’intera comunità parrocchiale di cui è espressione in tutte le sue componenti, dall’altra costituisce lo strumento della decisione comune pastorale (Sinodo 47°, cost. 147, 2).
I membri del Consiglio Pastorale si impegnano dunque a sviluppare maggiormente tra loro quel dialogo franco, ma sempre improntato al rispetto delle persone, che è indispensabile premessa per l’edificazione della comunità parrocchiale e preludio di una vera comunione di intenti.

TESTIMONIANZE DI CARITÀ OPEROSA IN PARROCCHIA

Vogliamo ora considerare le multiformi espressioni di servizio, di solidarietà e di aiuto ai più deboli già in atto nella nostra Parrocchia.
In effetti si tratta di una realtà dalle molteplici facce: esiste un complesso di attività caritative, che si potrebbero qualificare sommerse, in quanto opera di singoli, e che vanno dall’assistenza ai tossicodipendenti a quella ai carcerati, ai ciechi e agli emarginati di vario tipo; ma esistono anche iniziative ben avviate entro la vita stessa della comunità (come il doposcuola) ed esistono gruppi ben definiti come quelli della San Vincenzo e delle Volontarie.

Anzitutto nell’esercizio concreto della carità sembra da incoraggiare il già qualificato servizio del Doposcuola. Esso è aperto a tutti, ma si prende cura particolare dei ragazzi che devono essere aiutati a colmare quelle lacune che, se trascurate, finiscono col generare incidenti di non poco conto nel percorso dell’esistenza e possono far nascere sensi di inferiorità e mortificazioni.

La San Vincenzo aiuta a tenere viva l’attenzione e la cura verso il povero: dagli emarginati di vario tipo che ogni giorno bussano alle porte della chiesa fino a talune realtà di bisogno in periferia, come dimostra il gemellaggio, che ormai dura da anni, con una parrocchia del Giambellino.
La sua opera è stimata e accolta con benevolenza, come risulta dalla disponibilità ad offrire denaro e a collaborare con aiuti generosi, soprattutto nel campo dell’abbigliamento.
Tuttavia urge una sua rivitalizzazione con forze nuove.

Il gruppo Volontarie, sorto di recente con lo scopo di sostenere le varie iniziative della Parrocchia e di favorire la conoscenza e il legame tra i parrocchiani, collabora, tra l’altro, con la Parrocchia e con l’Oratorio nelle varie iniziative a favore delle Missioni e si adopera per sovvenire a diverse situazioni di bisogno o di profondo disagio.

NUOVI PASSI DA COMPIERE

La Parroccha comunque sente che l’impegno caritativo non può essere semplicemente delegato ai singoli o a qualche gruppo.
Essa, nel suo complesso, vuole essere attenta in particolare agli “ultimi”, a coloro che gemono sotto il peso delle più varie difficoltà.
Inoltre non cessa di educare tutti e ciascuno alla carità, sollecitando a viverla sia come unione fraterna, sia come opere di misericordia. E nel contempo si apre a nuovi bisogni e istanze valorizzando i carismi, le diverse sensibilità e le competenze professionali di ciascuno.

Perciò sembra necessario istituire la Caritas Parrocchiale che, operando in stretto collegamento con il Consiglio Parrocchiale, coordini e sostenga le molteplici iniziative di bene ed eventualmente ne promuova altre in collaborazione con la Caritas decanale e in armonia di indirizzi con la Caritas diocesana (Sinodo 470, cost. 131).
Tra l’altro, essa potrebbe utilmente censire le forze e le competenze professionali disponibili, sia a livello di individui, sia a livello di istituzioni, dentro e fuori dell’ambito parrocchiale, per indirizzarvi quelle situazioni di disagio che, per loro natura, abbisognano di una azione ben mirata a risolverle.
Il progressivo aumento della durata della vita ha reso più considerevole la presenza degli anziani nella società, e quindi anche nella nostra comunità. Tra loro, poi, alcuni sono maggiormente bisognosi di affetto e di cure, altri sono deboli o rischiano l’isolamento.
È necessario dunque impegnarsi in un’attenzione stabile soprattutto verso queste persone, creando una rete di relazioni e occasioni di ritrovo e nel contempo occorre valorizzare di più il carisma dell’anziano, sostenendolo nel compito di maestro di vita a partire dall’esperienza che ha vissuto, come pure accogliendone le competenze acquisite, al servizio di tutta la comunità.

La malattia non è solo un problema di medicine, ma è anche una domanda d’amore.
La nostra comunità vuole rispondere a questa domanda intensificando la sua presenza accanto al malato:
- mediante l’istituzione dei ministri straordinari della Comunione Eucaristica, i quali saranno un vincolo particolarmente importante tra persona ammalata e Parrocchia;
- mediante il sostegno all’UNITALSI per la promozione di qualche pellegrinaggio ai santuari, che favorirebbe anche l’instaurarsi di rapporti di amicizia duraturi;
- mediante la visita ai parrocchiani ricoverati nelle strutture sanitarie.

Appendice

Il progetto educativo dell’oratorio

Il progetto educativo nasce dall’impegno costante a percorrere tutte le strade che consentono di avvicinare e avere cura dei fanciulli, dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani della Parrocchia. Intenzionalmente si rivolge alla totalità della popolazione giovanile che vive nel territorio della Parrocchia, ma è aperto pure a coloro che la grazia del Signore conduce a noi in vari modi, tanto più che la Parrocchia, nell’ora presente, è chiamata ad agire nel contesto più ampio dell’Unità pastorale.
Inoltre si configura come una proposta: la proposta cristiana di vita; una proposta che è tesa a dare un volto preciso e chiaro all’ambiente educativo dell’Oratorio, nel rispetto dei ritmi dell’educazione , che richiedono concretezza, gradualità e aderenza ai bisogni.
Infine esso si rapporta dinamicamente con le grandi linee e le proposte concrete del progetto di pastorale giovanile diocesano.

L’ORATORIO

L’ambiente educativo è l’Oratorio che vuole essere scuola di fede e di amore, e quindi luogo di educazione cristiana dei ragazzi. Più esattamente, educazione a che cosa?
- A Dio, come unico significato della vita dell’uomo.
- A Cristo, come luogo d’incontro con Dio.
- Alla Chiesa, come ambito generativo della personalità cristiana. Tutto questo passa attraverso momenti ben precisi di educazione alla fede (preghiera, Messa, Sacramento della penitenza, catechesi e incontri formativi) e si esprime in gesti concreti all’amore del prossimo (missioni, aiuto ai poveri, ai bisognosi).
Non c’è spazio, dunque, per un’immagine di Oratorio-evasione o di Oratorio-parcheggio.
Naturalmente questa preoccupazione educativa non ha nulla di ideologicamente costrittivo, anzi sollecita una risposta interiore e libera e tende a suscitare quel modo di stare insieme, fondato sul Vangelo, che esalta i valori della libertà, della fraternità, del dono e del servizio e che, per contrasto irriducibile, si oppone alla violenza, alla prepotenza, all’individualismo e all’egoismo.

LA STRADA PERCORSA

In un certo senso l’Oratorio qui da noi è sempre da inventare, data la complessa realtà sociale in cui vivono i nostri ragazzi che ne restano profondamente condizionati (la realtà, cioè, di Milano-centro con i suoi pregi e le sue contraddizioni, caratterizzata dalla grande mobilità della popolazione e da accentuate spinte centrifughe).
Proposte aggregative di vario genere sono sempre state fatte come attesta il “MEMENTO”, il foglio a cadenza quasi settimanale che viene inviato dal Direttore dell’Oratorio ai ragazzi e alle rispettive famiglie. Esso rimane come memoria dei passi compiuti.

Un salto di qualità è avvenuto quando la tensione educativa ha preso forma soprattutto in relazione ai bisogni e alle necessità, agli interessi e alle aspettative dei ragazzi.
Si trattava, infatti, di creare dei legami stabili di amicizia tra ragazzi che frequentavano, per lo più, scuole diverse e che si avvicinavano alla Parrocchia per la preparazione ai Sacramenti restringendo, però, la loro disponibilità di tempo alla sola ora di catechismo.
A questo proposito si è rivelata decisiva e assai feconda l’introduzione dell’iniziativa di assistenza propositiva allo studio, per ragazzi delle Elementari, delle Medie e delle Superiori, che ha assunto ben presto una dimensione che supera i confini della parrocchia.
La proposta ha incontrato il crescente favore delle famiglie, ma ha saputo destare anche una grande ricchezza di energie educative. Lo dimostra l’elevato numero di adulti e giovani, tutti molto qualificati, che si sono resi disponibili come Docenti.
Il servizio prezioso - offerto gratuitamente - di queste persone che, con i catechisti, hanno deciso di farsi compagni del cammino dei nostri ragazzi, ha reso possibile l’instaurarsi di una “rete di relazioni fondate sul Vangelo” (C.M. Martini) come necessaria premessa allo strutturarsi di una ricca vita di Oratorio, nel senso indicato sopra.

UNA VITA CHE SI SVILUPPA

Vista nella sua configurazione esteriore, la vita oratoriana appare già ben caratterizzata da gruppi, da attività e da momenti comunitari, ma reca in sé una forza in grado di aprirla ad ulteriori significativi sviluppi.

I Gruppi e il Consiglio dell’Oratorio
Anzitutto vi sono i gruppi della catechesi per l’iniziazione cristiana, suddivisi per fasce di età, che seguono gli itinerari educativi specifici già collaudati da una ricca esperienza.
C’è poi il gruppo degli adolescenti a cui si propongono esperienze, testimonianze e attività, stimolandone la creatività in vista di una loro più attiva presenza nella comunità cristiana parrocchiale e di una loro più forte assunzione di responsabilità (per es. l’aiuto ai più piccoli, l’impegno a consegnare il Memento presso le abitazioni, l’attiva partecipazione alla Messa e la fiera benefica in vista del Natale, ecc.)
C’è infine il gruppo degli educatori e degli animatori che, in vario modo, concorrono a realizzare il progetto educativo dell’Oratorio nel rispetto delle varie competenze e partecipano alla programmazione e alla verifica periodica del cammino fatto. Nel suo insieme e con la collaborazione di alcuni genitori, esso si pone come il vero e proprio CONSIGLIO DELL’ORATORIO.

Attività culturale sportive e ricreative
Assistenza propositiva allo studio (Doposcuola), educando allo studio e motivando allo studio.
E quindi: ricerca del metodo; amore per la cultura; amore per la ricerca (analisi); amore per la verità (sintesi); amore per la Verità (Assoluto).
Corso di lingua inglese mediante la conversazione, come tensione alla relazione con culture diverse dalla nostra e accettazione dell’altro, cioè del prossimo.
Corso di ritmo e di movimento (aerobica) per coordinare il movimento con il ritmo respiratorio onde promuovere l’equilibrio psico-fisico e scaricare le tensioni della crescita in modo controllato. Però viene ora sospeso in attesa dell’adeguamento del nostro salone alle norme di sicurezza vigenti.
Visite guidate nella città o fuori di essa per imparare a scoprire il bello dell’Arte, come bene culturale e collettivo.
Vacanze Studio all’estero, durante il periodo estivo per arricchire la propria esperienza a contatto con altre culture, rispondendo anche ad esigenze oggi particolarmente sentite.
Spettacoli cinematografici e teatrali in vista di una possibilità di dibattito.

I Momenti comunitari dell’Oratorio
Le celebrazioni liturgiche con una partecipazione attiva:
- al servizio di accoglienza
- al servizio come chierichetto
- alla gioia della lode con il canto sacro
- al ministero di lettore
- alla raccolta delle offerte e alla presentazione dei doni.
I pellegrinaggi e le gite con la partecipazione delle famiglie.
Le feste organizzate in varie occasioni e che scandiscono il cammino della comunità dei nostri ragazzi lungo l’anno liturgico e oratoriano.

Tensione “missionaria”
Una vita oratoriana così delineata non può non avere ulteriori sviluppi; li potrà avere aprendosi sempre di più alle sollecitazioni e alle proposte dei ragazzi e dei giovani perché essi desiderano sentirsi protagonisti attivi del loro cammino.
Ma il loro entusiasmo si spegnerebbe in fretta se non fosse accolto, guidato e sostenuto.
Il clima dell’Oratorio sarà allora quello di una vera famiglia dove ci si accoglie e ci si aiuta vicendevolmente nella letizia.
E la letizia sarà di richiamo ad altri, perché essa è di per sé diffusiva. Ogni oratoriano, anzi, sentirà il dovere di condividere con altri la sua gioia dato che la gioia, se viene partecipata, non diminuisce, ma aumenta.

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